lunes, 4 de agosto de 2014

Nessuno è indispensabile di Beppe Fiore

Michele Gervasini è il tuo vicino di scrivania. Goffo e incolore, sempre a un passo dall’agognato scatto di carriera, dimostra a ogni respiro una solenne verità: l’uomo è quell’animale che, grazie al lavoro, sceglie liberamente di rendersi schiavo per tutta la vita. Ma il giorno in cui i colleghi cominciano a suicidarsi a raffica, il percorso esistenziale casa-ufficio registra un sinistro scricchiolio. E sotto gli occhi stolidi della mucca aziendale in vetroresina salta in aria l’organigramma del mondo. Un romanzo abrasivo, comico e letterario, in cui ridendo degli altri è impossibile non riconoscersi. Impiegato modello in un’azienda modello – italiano medio tragicamente modello –, Michele Gervasini fa coincidere la sua idea di felicità con gli angoli acuti del contratto a tempo indeterminato. E poco importa se ogni mattina deve affrontare il traffico isterico della via Pontina per raggiungere il suo ufficio alla Montefoschi, azienda leader nella produzione di latte e derivati. Lì lo aspettano gli altri dipendenti dell’Ufficio pianificazione e controllo, una pattuglia di buffi 

animali da scrivania che vive – non solo simbolicamente – all’ombra dell’enorme, minacciosa mucca aziendale in vetroresina che campeggia davanti agli stabilimenti. Ma un giovedì mattina la più mite fra le colleghe si dà fuoco nello sgabuzzino delle scope, e all’improvviso bisogna rivedere i confini di quelle giornate che fino ad allora avevano funzionato con l’efficienza di un formicaio. Con lo spirito dissacrante di una commedia tragicomica, Nessuno è indispensabile compie un piccolo miracolo: sovverte la tradizione del romanzo industriale seguendo il ritmo e la grammatica della contemporaneità, per descrivere in maniera umanissima e feroce i rituali, le mitologie, il misticismo laico che stanno alla base della vita aziendale. Peppe Fiore racconta la deriva impazzita del mondo in cui viviamo, la nevrosi da scrivania, i tic e le frustrazioni di ogni giorno, mettendo in scena con un’irresistibile dose di cinismo personaggi che non hanno a disposizione un’altra vita, né il desiderio di immaginarsela. Se è vero che in ufficio contano solo gli obiettivi raggiunti, quando un tuo collega lascia vestiti e scarpe a filo della balaustra – allineati con la massima precisione – prima di gettarsi nel vuoto in mutande e canottiera, forse la strategia va ripensata. E non solo quella aziendale. 

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